INTERFERENTI ENDOCRINI E GLI XENOESTROGENI
I pesticidi sono noti interferenti endocrini, ovvero, interferiscono con la sana produzione, rilascio, assorbimento e smaltimento dei nostri ormoni. Alcuni di essi, chiamati xenoestrogeni, ingannano il corpo e si comportano come se fossero estrogeni (ma naturalmente sono ben diversi) e possono portare una miriade di problemi, come endometriosi, ovaio policistico, dominanza estrogenica (la quale a sua volta può provocare o aggravare dismenorrea, ovvero mestruazioni dolorose, irregolarità del ciclo, mestruazioni abbondanti, acne, irritabilità, disturbi al sonno, depressione, disfunzioni alla tiroide, ecc.).
Dove si trovano
I pesticidi non sono gli unici xenoestrogeni e interferenti endocrini presenti nelle nostre case. Cosmetici, prodotti per l’igiene personale e di casa, cibo in scatola e contenitori di plastica, tessuti ignifughi presenti nei materassi o nei divani sono altre fonti non trascurabili. La nostra sensibilità a queste sostanze dipende dalla nostra genetica ma anche dalle condizioni ambientali in cui viviamo: un corpo sano, anche se geneticamente predisposto, potrebbe essere solo lievemente sensibile. Un corpo debole, anche se geneticamente non predisposto, potrebbe risentirne pesantemente. E’ dunque importante essere informate della presenza e dei possibili effetti di queste sostanze, e chi volesse una lista più dettagliata la trova in questo post sull’endometriosi.
Oggi vi voglio riportare un articolo che ho scritto per Italia che Cambia questa settimana, in cui parlo più specificamente dei pesticidi e della loro comprovata inutilità in dosi massicce, cioè quelle regolarmente applicata in Europa e Italia.
I pesticidi chimici sono largamente utilizzati dall’agro-industria da svariati decenni. Prodotti ed applicati nei paesi industriali, sono ormai esportati ed imposti anche nei paesi così detti in via di sviluppo attraverso le stesse aziende produttrici, che si propongono come banche, fornitrici di sementi, fornitrici di agrochimici, acquirenti dei prodotti finali e formatori professionali, in barba al libero mercato.
Uno dei motivi principali del loro uso è quello di incrementare la produttività delle colture, un tema molto caro anche al mondo dello sviluppo internazionale, viste le proiezioni demografiche, che prevedono un incremento significativo della popolazione mondiale nei prossimi trent’anni, e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. La produttività è legata anche all’aumento della redditività per gli imprenditori agricoli, sia in Occidente che nei paesi in via di sviluppo. Il mantra è rimasto invariato per decenni: per sopperire alla domanda di cibo crescente e renderla accessibile al più grande numero di esseri umani è necessario usare pesticidi e fertilizzanti chimici in grandi quantità.
Tuttavia, è comprovato scientificamente che l’uso di pesticidi chimici degrada l’ambiente e le specie animali, e non solo quelle che vivono in prossimità dei campi irrorati, perché aria, acqua, insetti e uccelli trasportano i composti chimici per migliaia di chilometri. Il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Stato della scienza sugli interferenti endocrini, dichiara che una serie di prodotti chimici di uso quotidiano, pongono gravi problemi di salute tra cui il cancro, asma, riduzione della fertilità e anche difetti di nascita.
La salute umana dipende da un buon funzionamento del sistema endocrino che regola il rilascio di alcuni ormoni che sono essenziali per le funzioni quali il metabolismo, la crescita e lo sviluppo, il sonno e l’umore. Tra i composti nocivi vi sono anche i pesticidi, collegati a diversi disturbi ormonali nelle donne e negli uomini, come la riduzione degli spermatozoi, i fibromi uterini, l’endometriosi, l’ipotiroidismo e la sindrome di Hashimoto, l’ipospadia e il cancro alla prostata, per citarne solo alcuni.
Il mese scorso (marzo 2017) un rapporto delle Nazioni Unite (ONU) ha assestato un duro colpo all’uso dei pesticidi, dichiarando un “falso mito” il mantra ripetuto dalle aziende agro-chimiche che l’uso dei pesticidi sia necessario per garantire la produttività delle culture e dunque l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile di azzerare il numero di persone denutrite. L’ONU sostiene che il problema della denutrizione sia causato da ineguaglianze e dunque sia fondamentalmente un problema di distribuzione, non di quantità.
L’organizzazione continua lanciando pesanti accuse all’industria agro-chimica, tacciata di “negare sistematicamente i danni (causati dai pesticidi, ndr)” che invece causano “danni catastrofici sull’ambiente, la salute umana e la società; di usare “tattiche di marketing aggressive e immorali”; e di operare pesanti pressioni sui governi che hanno “ostacolato riforme e paralizzato le restrizioni internazionali sui pesticidi”. I pesticidi usati in agricoltura, emerge dal rapporto, causano 200.000 morti all’anno nel mondo, quasi tutti nei paesi in via di sviluppo, e non sono necessari per garantire l’aumento della produzione agricola per una popolazione in crescita.
Una ricerca francese pubblicata a marzo 2017 sulla rivista scientifica peer-reviewed Nature Plants sembra dare il colpo di grazia a questo falso mito. Lo studio prende in esame quasi 1000 aziende agricole francesi che utilizzano quantità ingenti o viceversa, scarse, di pesticidi e ha rilevato che il 94 per cento delle aziende non subirebbe un calo di produttività se tagliasse l’uso dei pesticidi, anzi, due quinti delle aziende aumenterebbero la produttività riducendoli, secondo il Guardian che oggi riporta la notizia (“Farms ‘could cut pesticides without loss’”, 7 aprile 2017). Per quanto riguarda l’uso specifico di insetticidi, così nocivi per le api che garantiscono il perpetuarsi della vita sulla Terra, lo studio afferma che un uso ridotto comporterebbe un aumento di produzione per l’86 per cento delle aziende e che nessuna azienda ridurrebbe la quantità prodotta. Inoltre, il 78 per cento delle azienda manterrebbe o aumenterebbe la propria redditività (ibidem).
Il problema, evidenziato anche dai ricercatori, è che l’agro-chimica monopolizza il settore non solo per quanto concerne la vendita di pesticidi e l’acquisto dei prodotti coltivati, ma anche per quanto riguarda la formazione degli agricoltori, che di conseguenza ignorano le alternative disponibili, efficaci ed economicamente efficienti, pensando che la chimica sia la sola opzione disponibile.
Uno di questi pesticidi, il Chlorpyrofos, oltre a inquinare le acque italiane, è oggetto di diatribe legali proprio in questi giorni negli USA, dove l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) si rifiuta di bandirlo nonostante le proprie ricerche, pubblicate a novembre 2016 (quando Obama era ancora presidente) abbiano comprovato che incrementa del 140% il rischio di disturbi dello sviluppo nei bambini. Il nuovo capo di EPA è Scott Pruitt, legato al neoeletto Presidente Donald Trump, entrambi negazionisti del cambio climatico.
Il glifosato, tra gli altri, sta causando gravissimi problemi ambientali e di salute in Costa Rica, come denunciano da molti anni le organizzazioni locali e da Transparency International. In Italia, la contaminazione da glifosato interessa il 63,9 per cento delle acque superficiali e il 31,7 per cento delle acque sotterranee, nonostante gli esperti della Fondazione Mach lo avessero negato o sminuito quando interpellati dal quotidiano L’Adige nel 2014.
I pesticidi sono eccezionalmente dannosi per gli ecosistemi e fortemente sopravvalutati per quanto riguarda la lotta alla fame. Il cittadino che sceglie di produrre e comprare prodotti biologici, magari rinunciando a qualcos’altro di meno importante, può contribuire a formare quella massa critica necessaria per cambiare gli equilibri di potere, preservare gli ecosistemi e proteggere il proprio sistema endocrino, fondamentale per la salute riproduttiva, mentale e psicologica.
Articolo originale al link http://www.italiachecambia.org/2017/04/onu-pesticidi-inutili-uccidono/
Onu: “I pesticidi sono inutili e uccidono 200.000 persone ogni anno”
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