DOLORE: NORMALE O COMUNE?
Il 27 aprile del 2016 la deputata del Partito Democratico Romina Mura ha presentato alla Camera – insieme alle colleghe Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato – il disegno di legge 3781: “Istituzione del congedo per le donne che soffrono di dismenorrea.” Dismenorrea significa “mestruazioni dolorose”, per la cronaca.
In Italia i dati sulla dismenorrea – si legge nella premessa – sono allarmanti: dal 60 al 90 per cento delle donne soffrono durante il ciclo mestruale e questo causa tassi dal 13 per cento al 51 per cento di assenteismo a scuola e dal 5 per cento al 15 per cento di assenteismo nel lavoro. Al di là delle produzione, che certamente è un parametro economico importante, ma non è riducibile ad un aspetto quantitativo, sia esso espresso in ore o in output, la cosa più triste e grave è che tantissime donne si sentano male nel proprio corpo. Coloro che soffrono periodicamente lo vivono come inaffidabile e limitante, e considerano il ciclo mestruale una scocciatura necessaria, se si vogliono avere figli (magari in futuro) o una vera e propria croce quando i figli non sono nel radar; esprimere questo problema alla produttività dell’individuo è prassi tanto consolidata che ormai ci sembra perfettamente normale, così come ci sembra perfettamente normale soffrire per il ciclo. Si scambia il “comune” per il “normale”: ma il ciclo di per sé non è doloroso bensì è rigenerativo e può servire come sistema di allerta e difesa. I sintomi, così come gli ormoni, sono messaggeri.
Il congedo mestruale è stato istituito in Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Indonesia e alcune provincie delle Cina, ma nessuno ne usufruisce per imbarazzo e timore di discriminazioni. In un paese come l’Italia, dove le donne sono ancora fortemente penalizzate sul lavoro e nella vita intellettuale, artistica e sociale, possiamo immaginare che si incontreranno problemi simili, finché non si sosterrà una evoluzione poggiata sull’educazione al ciclo.
L’IGNORANZA E’ LA VIA PER LA LEGITTIMAZIONE
Il congedo mestruale sembra essere una pezza rattoppata male su un problema vero: il ciclo e la mestruazione possono essere molto dolorosi e invalidanti. Il motivo? Scarsissima educazione in materia. Sfortunatamente le parlamentari italiane e il governo sembrano essere affetti dalla stessa ignoranza. Il sito del Ministero della Sanità dedicato alla fertilità riporta ad esempio che la vita di un ovulo maturo è di 48 ore, ma la ricerca scientifica ha già appurato da 20 anni che sono al massimo 24 ore. Inoltre, il periodo fertile non è di due giorni e gli spermatozoi non sopravvivono al massimo quattro giorni, bensì cinque, portando il periodo fertile a sei giorni totali per le persone giovani al massimo della fertilità. Per non parlare delle lacune! Come si può nel 2017 omettere di dire che l’ovulazione protegge ossa, cuore e seno, che promuove la produzione di neurotrasmettitori e ormoni fondamentali per lo sviluppo sessuale, emotivo e mentale della donna (quali serotonina, dopamina, testosterone) – e che gli ormoni contraccettivi sopprimono l’ovulazione, aumentano l’incidenza della depressione, e sono stati dichiarati carcinogeni dalla Organizzazione Mondiale della Sanità?
Essere consapevoli del proprio corpo e ciclo mestruale è fondamentale per la salute fisica e mentale, perché porta a una autentica legittimazione e responsabilizzazione della donna.
La salute della donna passa necessariamente dal ciclo, che è la cartina al tornasole, e una sanità basata sulla prevenzione efficace investirà sulla educazione delle donne, affinché riescano a decifrare i messaggi che il ciclo invia.
IL LINGUAGGIO DEL CICLO COME ALLEATO NELLA DISMENORREA
La mamma ci ha insegnato che dopo un piatto di abbacchio non si deve andare a giocare a pallone sotto il sole. L’educazione al ciclo è più o meno la stessa cosa.
Il ciclo ci parla attraverso i sintomi. Dai sintomi si riconosce la causa primaria, che non è mai il ciclo. Il ciclo è la nostra cartina al tornasole: rivela i problemi, mica li causa.
La dismenorrea trova le sue cause primarie in:
- eccesso di estrogeno
- progesterone basso
- infiammazione dell’intestino
- stress
- eccesso di prostaglandine (composti simili agli ormoni che giocano un ruolo fondamentale nell’infiammazione e nel dolore)
- mancanza di sonno
- postura e/o tacchi alti
- mancanza di movimento fisico
- mal posizionamento dell’utero
- endometriosi
E’ fondamentale sapere intanto che progesterone ed estrogeni sono come una coppia che balla il tango: uno squilibrio di uno implica lo squilibrio dell’altro. Il progesterone è l’ormone che domina la fase premestruale ed è (sissignore): ansiolitico, diuretico e rilassante. Se soffrite di crisi di pianto o ansia, ritenzione idrica, nervosismo, dolore al seno e crampi mestruali probabilmente è perché il progesterone è basso in relazione all’estrogeno. Quella che segue è una sommaria ricapitolazione (necessariamente limitata per motivi di spazio) del perché.
Il cortisolo è prodotto dalle ghiandole surrenali ogni volta che viviamo, anticipiamo o immaginiamo una situazione spiacevole o pericolosa. Nella gerarchia ormonale ha la precedenza su tutto! Blocca la produzione di progesterone e ne inceppa i recettori. Risultato: poco progesterone e troppo estrogeno. Inoltre causa un’eccesso di prostaglandine, così come una dieta ricca di cibi industriali e carboidrati semplici, ovvero, più dolore e infiammazione per tutte! Lo stress distrugge la flora intestinale, responsabile per la creazione del 90 per cento della serotonina (che induce il buonumore e l’empatia) e dell’assimilazione dei mattoncini che formano gli ormoni. Una flora batterica inefficiente si traduce in squilibri ormonali, sindrome premestruale, crampi, dolore.
Una dieta povera di fibre, e un fegato affaticato, limitano la capacità del corpo di eliminare l’estrogeno. Risultato: troppo estrogeno e poco progesterone.
La carenza di sonno, sia in qualità che in quantità, innalza il cortisolo e pregiudica la purificazione del corpo. Risultato: troppo estrogeno e poco progesterone. Anche usare il telefono, la TV o il computer dopo il tramonto innalza i livelli di cortisolo, abbassa la melatonina (sonno) e riduce il progesterone. Per fortuna ci sono App che fanno al caso nostro.
E’ comprovato che mangiare le crucifere o brassicacee (spinaci, rucola, cavoli, ecc.) favorisce l’equilibrio dell’estrogeno. Tuttavia, se soffriamo di ipotiroidismo (e chi traccia il ciclo se ne accorge in fretta – la temperatura basale resta sotto i 36.4 °C tra la mestruazione e l’ovulazione) bisognerà cuocerle sempre. Inoltre le fibre delle verdure e frutta sono fondamentali affinché il colon possa eliminare l’estrogeno: meno ritenzione idrica e depressione per tutte!
I crampi mestruali e l’ansia sono spesso causati da una mancanza di magnesio. Indizio: se vi prende la voglia di cioccolato prima del ciclo, è il corpo che vi dice di assumere magnesio. Preferite il fondente amaro, ricchissimo di magnesio e povero di zucchero. Il magnesio viene eliminato dal corpo quando circola molto cortisolo, perciò la soluzione non è l’integratore di magnesio vita natural durante, ma una riduzione degli agenti stressogeni.
L’instabilità glicemica – dovuta a una dieta ricca in carboidrati semplici e raffinati quali pasta e riso bianco, pane, dolci, zuccheri, ecc. – è inoltre tra le cause primarie di dolori e squilibri del ciclo, e provoca livelli eccessivi di estrogeni e androgeni, responsabili di crampi, acne, ritenzione idrica, sindrome da ovaio policistico e dell’aggravarsi dei sintomi dell’endometriosi.
COSA FARE
“Spegnere” il ciclo attraverso analgesici o ormoni contraccettivi è contro-producente. I sintomi vengono “addormentati” ma il problema di fondo permane, e viene lasciato libero di progredire ed aggravarsi, a volte con conseguenze estreme molto gravi quali diabete di Tipo 2, Alzheimer, tumori al seno, ictus, infertilità, depressione grave, perdita di desiderio sessuale.
Il congedo mestruale è potenzialmente una conquista importante: ogni mese dentro al nostro corpo qualcosa muore e qualcosa nasce, ed è innaturale e contro-producente fare finta che le nostre energie siano lineari e dunque sempre uguali settimana dopo settimana. Così come tutti gli esseri viventi (alberi inclusi) riposano e si purificano durante la notte, le donne hanno anche 2-3 giorni ogni mese programmati per fare la stessa cosa: rigenerarsi. Questa pausa naturale (riconosciuta o meno nel congedo mestruale) gioca a nostro favore – nella vita sociale, creativa, intima e intellettuale – quando riconosciuta e rispettata, e a nostro sfavore quando storpiata dentro categorie o limiti a lei alieni.
Tuttavia, senza la necessaria educazione, il congedo mestruale rimarrà uno strumento vuoto e inutilizzato nel migliore dei casi; nel peggiore, verrà usato per delegittimare la donna e il suo corpo una volta di più.
Le aziende possono giocare un ruolo fondamentale per aumentare la quantità e qualità del loro output e puntare per prime sull’educazione al ciclo e al disegno circolare. Il disegno circolare sta alla base sia del ciclo mestruale che dell’economia del futuro. Non solo, sta alla base della salute dell’uomo, perché anche lui è un essere ciclico. Si guadagna a tutto tondo, e non è un gioco di parole.
Quando ripensiamo i nostri spazi e orari lavorativi con il disegno circolare liberiamo energie e immaginazioni sopite da lungo tempo, che migliorano processi, prodotti e relazioni umane. Un primo passo, semplicissimo, sarà eliminare gli snack, succhi e bibite industriali e sostituirli con cibo semplice e di qualità, come frutta e semi, ma senza diventare un luna park (come le aziende hipster che abbondano a Berlino e che offrono cibi esotici, power food, e altre seduzioni varie – come se i semi di chia fossero un valore). Il valore vincente, negli snack ma in generale, è la moderazione (Brunello Cucinelli).
Un passo ancora più incisivo sarà istituire tre-quattro giorni al mese di alta flessibilità per tutti, in cui è possibile lavorare da casa o a orario ridotto. Molte aziende hanno già adottato questo stratagemma e monitorato i risultati, e sono state ripagate ampiamente. Gli imprenditori sovversivi di Maurizio Cotza sono un buon esempio per le piccole e medie industrie italiane, ma molti di più sono gli esempi internazionali, fino alla Nuova Zelanda, dove il colosso finanziario Perpetual Guardian ha deciso di ridurre la settimana lavorativa di un giorno mantenendo gli stipendi inalterati. Nelle parole del fondatore Andrew Barnes: “Abbiamo registrato uno straordinario aumento nella soddisfazione e nell’impegno dei nostri dipendenti, un aumento straordinario nella volontà di rimanere con noi, e nessuna diminuzione della produttività, che è invece aumentata“. Un rapporto commissionato da HSBC nel 2018 ha rilevato che quasi il 90 per cento della forza lavoro impiegata nelle grandi aziende britanniche preferirebbe un giorno di riposo in più rispetto ad un aumento di stipendio.
La mancanza di educazione non riguarda, insomma, solo le donne, ma anche i vertici aziendali, che hanno bisogno di paradigmi nuovi. Il disegno circolare è questo paradigma.
Bibliografia
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